Pap test: cos’è e a cosa serve

Il Pap test consiste in un esame citologico impiegato in ginecologia che permette di individuare precocemente e rapidamente la presenza di cellule alterate nella cervice uterina, comprese quelle che possono essere riscontrate in caso di lesioni prencacerose o tumori del collo dell’utero.

É bene precisare che il Pap test non è un esame diagnostico, ma un test di screening che consente di individuare in modo precoce e tempestivo il rischio di sviluppare un cancro al collo dell’utero. In caso di risultati anomali saranno necessari ulteriori esami come la colposcopia.

Il Pap test, oltre che essere eseguito durante una visita ginecologica di routine, è offerto gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale ogni 3 anni a tutte le donne con un’età compresa tra i 25 e i 64 anni,

Il Pap test, in base alla storia clinica e all’età della paziente, può essere integrato con l’HPV test, in grado di identificare l’infezione da Papilloma virus sullo stesso campione prelevato con il pap test.

A cosa serve il Pap test e perchè farlo?

Il Pap test è un esame ambulatoriale che può essere eseguito in occasione di una qualsiasi visita ginecologica. Permette di rilevare ed, eventualmente, monitorare i cambiamenti nelle cellule del collo dell’utero così da individuare e trattare tempestivamente lesioni precancerose al loro stadio iniziale, quindi prima che si sviluppino in cancro.

Il Pap test integrato con l’HPV test, quindi, è utile per rilevare anomalie a carico del collo dell’utero e, nello specifico:

  • tumore del collo dell’utero: il Pap test si esegue anche su donne apparentemente sane e che non mostrano alcun segno di malattia proprio per poter individuare, se presenti, alterazioni cellulari che potrebbero causare tumori al collo dell’utero;
  • papilloma virus umano (HPV): dall’inglese Human papilloma virus, l’HPV è un agente virale a DNA di cui si conoscono oltre 130 sierotipi, tutti in grado di infettare sia uomini che donne. Solo 40 di questi, però, possono essere associate a patologie a carico del tratto ano-genitale e oro-faringeo, di natura sia maligna che benigna: i papilloma virus a basso rischio, conosciuti anche come “a basso potenziale oncogeno”, provocano lesioni della pelle e delle mucose, come i condilomi, le verruche ano-genitali e i papillomi; i papilloma virus ad alto rischio, invece, hanno un potenziale oncogeno molto alto e, se non trattati adeguatamente, possono evolversi in vero e proprio tumore. É importante, però, sottolineare che la maggior parte delle infezioni da papilloma virus guarisca spontaneamente e nell’arco di circa 1 anno dalla prima manifestazione/diagnosi.

Come si esegue il Pap test?

L’esecuzione del Pap test prevede una procedura molto semplice, indolore e non invasiva. Così come avviene per una classica visita ginecologica, il medico introduce lo speculum nella vagina della paziente, così da divaricare l’entrata e facilitare il prelievo.

Successivamente, con una speciale spatolina e un bastoncino cotonato raccoglie un campione di cellule dagli strati più superficiali del canale cervicale e del collo dell’utero; lo stesso campione viene posto in una fiala contenente il liquido di conservazione (Thin prep o pap test in fase liquida) e quindi inviato al laboratorio.

Una volta giunto in laboratorio, il campione viene analizzato al microscopio in modo da individuare eventuali cellule con caratteristiche tumorali o pre-tumorali e, in base ai risultati ottenuti, è possibile dare una stima del livello di trasformazione in senso neoplastico dei tessuti.

Al Poliambulatorio Ferrari utilizziamo solo la metodica Thin prep che è considerata l’evoluzione del Pap test perché, a differenza del pap test tradizionale, in cui le cellule prelevate sono strisciate sul vetrino per l’esame microscopico ed il preparato risulta composto da cellule sovrapposte ed aggregate disordinatamente tra loro, nel pap test in fase liquida le cellule si distribuiscono e si dispongono in “strato sottile”, non aggregandosi né sovrapponendosi in maniera disordinata.

Quali risultati può dare il Pap test?

Il Pap test può dare esito negativo o positivo: nel primo caso indica che non sono presenti lesioni, quindi la paziente può tranquillamente ripetere l’esame dopo 3 anni; nel secondo caso, invece, significa che l’esame citologico ha rilevato la presenza di cellule anomale che, pertanto, richiedono ulteriori accertamenti.

In presenza di risultato positivo, la paziente deve sottoporsi a colposcopia: il ginecologo, tramite il colposcopio, magnifica il collo dell’utero e ha la possibilità di vederlo ingrandito, così da poter confermare la presenza di lesioni e di valutarne l’estensione. Al contempo, è possibile prelevare un piccolo campione di tessuto dal collo dell’utero dalle zone sospette e inviarlo in laboratorio per l’esame istologico. É quest’ultimo, in definitiva, a confermare la presenza di lesioni sospette e dare una diagnosi certa.

Come prepararsi al Pap test?

Per non compromettere il risultato dell’esame, prima del Pap test è opportuno attenersi alle norme di preparazione previste:

  • nei 2 giorni precedenti l’esame è opportuno sospendere qualsiasi trattamento a base di ovuli o candelette vaginali;
  • nei giorni precedenti bisogna evitare di ricorrere a lavande vaginali interne e bagni in vasca;
  • nelle 24 ore precedenti bisogna astenersi dai rapporti sessuali.

Inoltre, il Pap test non può essere eseguito se la paziente ha le mestruazioni ed è preferibile aspettare almeno 3 giorni dalla loro fine prima di fare il test.

Chi può fare il Pap test?

Il Pap test non ha controindicazioni particolari, per cui tutte le donne possono farlo. Come accennato, non è possibile eseguirlo se la paziente ha le mestruazioni.

Anche le donne in gravidanza possono fare il Pap test, l’ideale è di eseguire il prelievo nel primo trimestre, di solito in occasione della prima visita; in questo modo si può programmare in tempi adeguati l’iter successivo all’eventuale riscontro di patologia cervicale. Lo stesso vale per le pazienti che fanno uso di contraccettivi orali o portatrici di spirale intrauterina poichè entrambi non inficiano in alcun modo sul risultato del test.

Le donne in menopausa dovrebbero continuare a eseguire il Pap test, anche se non hanno più le mestruazioni e/o rapporti sessuali, almeno fino ai 65 anni, dato che il Pap test può fornire informazioni utili anche in questa fase della vita.

Altro aspetto da non sottovalutare: la vaccinazione non esonera in alcun modo dal sottoporsi al Pap test, dato che garantisce protezione solo dai ceppi del virus più diffusi e più a rischio tumore.

Infine, anche le donne sottoposte a intervento chirurgico di isterectomia sub-totale (asportazione del corpo uterino e conservazione del collo uterino) devono continuare a effettuare i controlli ginecologici, comprensivi di Pap test..

Quanto dura il Pap test?

Il Pap test è un esame molto rapido, che dura al massimo 5 minuti.

Il Pap test è doloroso?

Di per sé, l’esecuzione del Pap test non è dolorosa, ma alcune pazienti – in base alla loro soglia del dolore – potrebbero avvertire un leggero fastidio. Il consiglio è, quindi, di rilassarsi il più possibile in modo da ridurre il disagio legato all’introduzione dello speculum e al prelievo.

Il Pap test comporta effetti collaterali?

No, il Pap test di norma non comporta effetti collaterali e dopo l’esame non dovrebbe insorgere alcun fastidio. Nei giorni successivi potrebbero verificarsi scarse perdite di sangue, del tutto normali.

Il Pap test è rischioso?

No, il Pap test è un esame indolore, non invasivo e non comporta alcun rischio. Solo in caso di allergia al lattice è opportuno avvisare il medico o l’ostetrica, in modo che possano indossare guanti realizzati in altro materiale.

Dopo l’esecuzione del Pap test, quindi, la paziente può tranquillamente tornare a casa e riprendere la sua vita quotidiana, attività sessuale compresa.